Dolore alla mandibola: cause, rimedi e come affrontarlo

Il dolore mandibolare è un disagio diffuso, che può dipendere da diversi fattori.
In questo articolo, partiamo dai rapporti articolari e dalle funzioni della mandibola, poi ci sposteremo sulla masticazione.
Infine parleremo dei disturbi legati a questa articolazione, valuteremo i motivi principali che possono scatenarli e i metodi per prevenirli e gestirli.

Il condilo della mandibola: la chiave per una funzione corretta

Il condilo della mandibola è una struttura che si trova all’apice di entrambi i rami dell’osso mandibolare e la sua salute è fondamentale per il corretto movimento dell’articolazione che si definisce temporo-mandibolare. Essa è formata dall’osso temporale (l’osso laterale del cranio su cui si trova l’orecchio) e dalla mandibola che è quella parte del volto che si muove durante le funzioni tipo l’eloquio e la masticazione, e che alloggia l’arcata dentale inferiore.
La mandibola non è da confondere con la mascella che invece fa da base ossea per l’arcata superiore dei denti.
Il condilo fa parte dell’osso mandibolare e viene accolto nell’osso temporale e sostenuto da muscoli e legamenti che lavorando insieme permettono di parlare e masticare come citato poco fa. Quest’area può essere soggetta a stress, lesioni e usura generando quindi disagio e dolore.

La mandibola, la masticazione… e non solo!

La masticazione è una funzione mandibolare che spesso si dà per scontata, ma che rappresenta un movimento frequentissimo e costante nel corso di tutta la vita.
Si compone di numerose fasi svolte da muscoli, ossa e legamenti che lavorano insieme in maniera coordinata.
Una scorretta masticazione probabilmente nel breve termine non crea grossi problemi, ma nel medio-termine è probabile che porti almeno a soffrire a livello muscolare.
Per esempio masticare sempre dallo stesso lato potrebbe sembrare un’abitudine banale, ma nel tempo può creare sovraccarichi sia a livello muscolare che articolare.
Frequentissimo è il digrignamento involontario sia notturno che diurno, il quale può evolvere in disturbi più strutturati come il bruxismo, portando al consumo dei denti e al dolore muscolare a livello mandibolare.

Mandibola bloccata e mandibola storta: identificare e risolvere

Altro esempio potenzialmente nocivo è il momento in cui si addentano cibi spalancando la bocca in maniera eccessiva.
Questa apertura può avvenire anche con uno sbadiglio creando una sofferenza sul condilo mandibolare di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente, stressando la parte legamentosa e a volte portando addirittura a sublussazioni o blocchi articolari in apertura o in chiusura.
La lussazione completa della mandibola non è una situazione frequente, e principalmente può derivare da un trauma diretto contro la mandibola, oppure da continue sublussazioni che nel tempo logorano il comparto legamentoso.
Nei casi di traumi diretti ovviamente bisogna prima di tutto preoccuparsi della presenza di fratture anche lievi che, se non valutate attentamente, possono compromettere parzialmente o definitivamente l’uso della bocca.
Tutto questo deve tenere conto della possibilità di dismorfismi congeniti del condilo mandibolare che risultano in una funzione articolare non corretta fin dalla prima infanzia.
Come ogni articolazione poi è possibile, ma non certo, che l’usura porti ad artrosi.
Essa si diagnostica attraverso esami strumentali ed è necessario che l’esercizio e la funzione muscolare ne compensino i sintomi e le limitazioni.

Dolore mandibola e orecchio: un collegamento da non sottovalutare

Molte persone riferiscono dolore sotto l’orecchio e dietro la mandibola. In questo caso bisogna valutare approfonditamente l’area, per capire l’origine del disagio.
In alcuni casi infatti la causa può essere derivante dall’articolazione temporo-mandibolare (abbreviata spesso come ATM) oppure essere addirittura un dolore riferito dalla zona cervicale alta.
In altri casi potrebbe essere un disturbo legato all’orecchio, o uno stato infiammatorio che generando gonfiore porta fastidi nella zona.
Fondamentale è valutare almeno con il medico curante la cosa, prima di gettarsi a capofitto in esami o valutazioni inutili.
L’area in questione è piccola, ma densa di numerosissime strutture.
Questo rende complessa l’identificazione della causa sottostante.

Cosa fare quando fa male la mandibola?

Questa domanda non ha una risposta semplice. Prima di tutto, come sempre, bisogna capire il contesto e l’origine del dolore.
In parte ne abbiamo già parlato nei paragrafi precedenti indicando il medico di famiglia come il primo riferimento in questo senso, sia per dolori subdoli che per dolori di origine traumatica.
Chiaramente in casi di traumi seri e dolorosi è buona prassi valutare immediatamente la presenza o meno di fratture.
Dopodiché la zona si presta ad una serie numerosissima di considerazioni specialistiche.
Una conseguenza ovvia è che siano tantissime le figure che potrebbero essere potenzialmente coinvolte: dentisti, medici, logopedisti, osteopati, fisioterapisti e chi più ne ha più ne metta in un approccio che comunque deve sempre essere graduale prima nella valutazione e poi nel trattamento, prima nella prevenzione e poi nella cura. Questo per evitare di perdere tempo e di sovraccaricarsi con terapie inutili.

E l’osteopata cosa può fare per il dolore mandibolare?

Il ruolo dell’osteopata tramite la tecnica manuale è quello di prevenire e normalizzare la tensione muscolare favorendo agio nella gestione della funzione della mandibola e migliorando la percezione del dolore nei movimenti.
In caso di disturbi legati al sistema muscolo-scheletrico della mandibola, il ruolo del movimento corretto anche associato ad esercizi è fondamentale.

L’approccio personalizzato e multidisciplinare e personalizzato ormai è sdoganato, ma è importante ribadire il concetto soprattutto in un’area complessa come quella dell’articolazione temporo-mandibolare.
La prevenzione passa da un buon controllo muscolare delle sue funzioni e dei suoi gesti come per esempio l’eloquio e la masticazione, la suzione, lo sbadiglio. Infine prevenire i traumi il più possibile mitiga il rischio di frattura.

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